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La star del musical, attualmente impegnata in “Hell’s Kitchen”, ha offerto un set che si abbinava alla gloriosa estensione della sua voce
Non molto tempo dopo il suo primo set al 54 Below ieri sera, la star del teatro musicale Brandon Victor Dixon ha ricordato la sua vergogna e il suo imbarazzo dopo che gli era stato assegnato un insegnante di canto privato per il primo lavoro professionale che aveva ottenuto, in un tour nazionale di Il Re Leone. Il problema – fondamentalmente, la difficoltà a suonare certe note in alcune occasioni – “non era un problema vocale”, scoprì presto, “ma un problema mentale”.
Beh, certo che lo era. Chiunque abbia sentito Dixon cantare in varie produzioni di Broadway: attualmente è apparso al pubblico in Alicia Keys La cucina dell’inferno, destinato a trasferirsi nei quartieri alti la prossima primavera – sa che il suo è uno strumento longilineo e nel complesso glorioso, capace di virare da note basse afose e tremanti a un alto brillante e svettante. È una voce che si adatta perfettamente al tipo di colonne sonore contemporanee ispirate all’R&B che, come ha notato, sono state il suo pane quotidiano, e per il suo debutto da solista al cabaret, ha scelto una vasta gamma di spettacoli.
Agile e muscoloso in una camicia viola scuro e pantaloni neri, Dixon ha aperto con una robusta “Heaven On Their Minds”, da Gesù Cristo Superstare in seguito ha eseguito, in modo impeccabile, “Endless Night”, la canzone di Re Leone che una volta lo aveva sconcertato: scritto da Elton John, ovviamente, con il paroliere Tim Rice, che era stato collaboratore di Andrew Lloyd Webber nello show precedente.
C’erano anche brani di Affitto (“Ti coprirò”) e La festa selvaggia (“I’ll Be Here”), una lettura dolcemente delicata di “Smile” di Charlie Chaplin e una versione radiosa e piena di sentimento di “New York State of Mind” di Billy Joel, con il pianista Rick Hip-Flores e il batterista Damien Bassman che forniscono l’intero accompagnamento sonoro e flessibile. Ma Dixon, il cui fascino come intrattenitore è accresciuto solo da tracce persistenti dell’autocoscienza con cui ha combattuto da giovane artista, si è scusato per essersi sentito soffocato a un certo punto, poi ha rassicurato cautamente i membri del pubblico che non era disturbato da alcune persone. parlando in fondo, ha parlato con passione e determinazione delle gemme R&B della vecchia scuola sparse nel suo set.
Questi classici includevano il successo di Stevie Wonder, scritto da Ron Miller, “Heaven Help Us All”, rovinato leggermente da un eccessivo melisma, e “What’s Going On” di Marvin Gaye, che era praticamente perfetto. Dixon ha scavato più indietro nel tempo per “For All We Know”, portando un melodramma irresistibile a una canzone che è stata interpretata da Billie Holiday e The Spinners, tra gli altri, sin dalla sua introduzione negli anni ’30.
Lo spettacolo si è concluso con un’esecuzione prevedibilmente coraggiosa di “Home” di Charlie Smalls Il Mago, seguito da una canzone originale, un appello alla pace chiamata “Forse”. Dixon ha introdotto quest’ultimo sottolineando, con tenera serietà, come avrebbe desiderato che tutti noi potessimo “abbassare le nostre bandiere e iniziare a ricordare le leggi fondamentali dell’umanità”.
Ma la vera rivelazione della serata era arrivata poco prima, con una squisita interpretazione di “One For My Baby”. Mentre Sinatra possiederà per sempre il tesoro della torcia di Harold Arlen e Johnny Mercer, come Dixon ha sostanzialmente riconosciuto, Dixon ha portato in esso un senso simile di malinconia meravigliosamente contenuta. È stato uno dei tanti a ricordarci che il soul non è solo un genere, ma una qualità, e Dixon è un maestro tanto quanto chiunque si esibisca in teatro in questo momento.
Brandon Victor Dixon: Soul of Broadway è stato presentato per due rappresentazioni il 4 dicembre 2023 al 54 Below. Biglietti e informazioni: 54below.com