Sutton Foster nel ruolo della Principessa Winifred nei Bis! C’era una volta un materasso Il risveglio arriva scavalcando il muro del castello per cantare l’esilarante “Shy”. Immediatamente, fa rivivere anche una vecchia tradizione di Broadway: fa crollare la casa.
Fa lo stesso lavoro di demolizione da vent’anni ormai, ma forse non ha mai mostrato prima una tale esperienza nella commedia in generale – e, c’è da aspettarselo, esploderà in diversi colori comici nel giro di pochi giorni quando si inchinerà nei panni di Mrs. Lovett in Broadway. Sweeney Todd.
Foster fa le sue cose non un momento troppo presto. Non riesce a montare quel muro in un divertente travestimento da palude (Andrea Hood il costumista) finché C’era una volta un materasso si è svolto in modo moderato per circa 20 minuti o più, dopodiché riprende a svolgersi in modo moderato per il resto dei suoi due atti moderatamente divertenti.
[Read Steven Suskin’s ★★★★☆ review here.]
Il che fa apparire i bis del centro città! Missione in serie. Celebrando i 30 anni in questa stagione, l’idea era quella di rispolverare quelle che erano considerate le “gemme nascoste” di Broadway. Lear deBessonet – che ha preso il posto di Jack Viertel come direttore artistico lo scorso anno – ne ha parlato, ma è stato citato dicendo che la serie è orientata a “raggiungere il pubblico più ampio possibile di newyorkesi”. L’enfasi, è implicito, è che i musical con una certa reputazione hanno il senso più commerciale.
Curiosamente, però, rimontaggio C’era una volta un materasso suggerisce un altro bis! Scopo della serie, sicuramente non previsto: rivelare che un sintonizzatore preferito non è particolarmente di prim’ordine se non come veicolo per la sua stella e forse offrire opportunità ai giocatori di supporto di avere i loro momenti. (Questo film del 1959 ha portato Carol Burnett ben oltre la sua importanza in televisione Spettacolo di Gary Moore.)
Vista ora, la versione musicalizzata de “La principessa sul pisello”, la fiaba di Hans Christian Anderson del 1835, ha qualcosa del cane irsuto. Non così l’originale di Anderson, che dura tra le 200 e le 300 parole e richiede meno di tre minuti per essere letto. Gli scrittori Jay Thompson, Dean Fuller e Marshall Barer hanno esaltato il tutto con, tra le altre filigrana, una storia d’amore secondaria che coinvolge un cavaliere che non può sposare la sua dolce metà finché il principe del regno non viene abbinato, questo nonostante la dolcezza del cavaliere sia rimasta incinta.
Questo non è certo l’ultimo dei festoni della trama. Di spicco ci sono un’irritante regina madre, un re maledetto dalla lingua silenziosa, un giullare di corte e chissà cosa. Potrebbe darsi che deBessonet e il team creativo non siano rimasti molto colpiti dall’originale C’era una volta un materasso sceneggiatura, che ha ricevuto recensioni contrastanti. A quanto pare non sono stati presi nemmeno dalle revisioni intermittenti e hanno deciso di spingere le cose un po’ oltre. È arrivata l’adattatore del concerto Amy Sherman Palladino, calda da cinque meravigliose stagioni di La meravigliosa signora Maisel doveri e prima ancora Le ragazze della mamma per amica e il protagonista di Sutton Foster Bunhead.
Con scarsi risultati. La storia continua a saltare goffamente da una sequenza all’altra con logica spartana, le battute arrivano con umorismo a misura di pisello. Molti si registrano come forzati, e il personaggio della regina Aggravain è probabilmente il più forzato. Al principe Harry e Lady Larken viene concesso del tempo noioso con il risultato che Winifred scompare per lunghi tratti. Una miriade di imbrogli servono a riempire il tempo prima che Winifred, soprannominato Fred, possa finalmente andare a letto sul minuscolo pisello.
Le grazie salvifiche di C’era una volta un materasso, quasi tutti musicali e spesso coreografati da Lorin Latarro, si sommano. Le melodie di Rodgers – Mary-Mitchell Campbell che dirige vigorosamente – sono affascinanti mentre Barer fa scorrere i suoi testi su di esse. Con la cadenzata “Normandia”, offre la rima interlineare sempre impressionante, “In questo periodo dell’anno, l’aria, ho sentito, è rara, chiara e calda in Normandia”.
Poi c’è il cast, che il regista deBessonet ha incoraggiato a non trattenersi. Harriet Harris nei panni della Regina presenta il suo solito turno da professionista. Michael Urie interpreta “Song of Love”, più familiare come “I’m in Love With a Girl Named Fred”, con un cuore comico. Ha la battuta migliore della sceneggiatura, “E se fosse un maschio?” Non sembra molto a freddo, ma nel contesto!
J. Harrison Ghee, una visione scintillante, è il giullare narrante, che requisisce il palco per tutto il tempo. Cheyenne Jackson, non vista abbastanza di recente, nei panni di Sir Harry e Nikki Renée Daniels nei panni di Lady Larken forniscono il canto più glorioso. Anche David Patrick Kelly nei panni del re Septimus che non parla e Francis Jue nei panni di un mago brillano.
È Foster, però, a dominare. Girandosi e rigirandosi sui presunti 20 materassi, è al suo meglio nella commedia fisica, strappando quante più risate sembra possibile strappare. Da artista esperta quale è, riesce a spremere abbondante pathos comico e bavagli dalle altre canzoncine presenti, ma è “Timida” dove si asciuga.
Il piccolo problema è che canta quello che sembra il numero delle 11 intorno alle 8:15, senza che ne consegua nulla di uguale. Il testo si conclude con Winifred che afferma – nell’arguto gioco di parole di Barer – di essere “un uomo timido”. In questo revival, è anche una timida musical di prima classe.
C’era una volta un materasso inaugurato il 24 gennaio 2024 al City Center e durerà fino al 4 febbraio. Biglietti e informazioni: nycitycenter.org