La quarta stagione di “Ai confini della realtà” prende la decisione peggiore mai presa dalla serie, ed è un errore ingannevolmente semplice. Dopo aver pubblicato 102 storie che si aprivano con intrighi e si concludevano con il botto in meno di 30 minuti, la serie ha deciso di sperimentare episodi più lunghi. Tutti i 18 episodi della penultima stagione dello show durano quasi un’ora e pochissimi, se non nessuno, sfruttano appieno quella durata.
Questa stagione include anche molte idee che lo show aveva già fatto meglio nelle stagioni precedenti (abbondano robot assassini, soldati infestati, diavoli e astronauti precipitati), ma introduce anche alcuni dei concetti di storia più strani e anemici della serie. In “Jesse-Belle”, una strega innamorata si trasforma ogni notte in un leopardo. In “I Dream of Genie”, un uomo che trova una lampada magica desidera diventare lui stesso un genio. E meno diciamo del finale che invoca Shakespeare, meglio è. La stagione ha pochi pezzi straordinari acclamati, sebbene presenti le apparizioni di Dennis Hopper, Robert Duvall e Julie Newmar.
Nonostante il ritmo poco brillante e i punti della trama riciclati, la stagione 4 di “Ai confini della realtà” è degna di nota per la sua continua esplorazione di temi più oscuri rispetto alle stagioni precedenti. In un episodio che tende più all’horror che alla fantascienza, prende vita un museo delle cere pieno di statue di serial killer, mentre un’altra delle uscite della stagione presenta un neonazista la cui ascesa al potere arriva per gentile concessione dello spettro di Adolf Hitler in persona. In quell’episodio, almeno, Serling offre un monologo di chiusura che sembra vitale come qualsiasi cosa nelle precedenti stagioni dello show. “È vivo finché esistono questi mali”, avverte Serling in un discorso che rasenta un vero e proprio invito all’azione. “Ricordalo quando verrà nella tua città… Ricordatelo quando senti un nome chiamato, una minoranza attaccata, qualsiasi attacco cieco e irragionevole contro un popolo o qualsiasi essere umano. È vivo perché attraverso queste cose lo manteniamo in vita.”