Di: Ekaterina Khudenkikh
Il 9 febbraio apre al pubblico la retrospettiva dedicata allo straordinario artista Antonio Donghi. Trentaquattro opere, provenienti da importanti collezioni pubbliche e private, nel loro insieme rappresentano l’intero percorso di uno dei più grandi esponenti del Realismo magico.
Una mostra “inclusiva” che offre nuove chiavi di lettura della poetica donghiana: da un lato la ricerca delle ragioni della sua improvvisa svolta artistica negli anni 22-23 e i suoi riferimenti all’arte antica; dall’altro una riflessione sul suo modello di “narrazione gentile” della romanità e della nuova condizione di modernità borghese.
Un’approfondita retrospettiva, a cura dello studioso Fabio Benzi, fino al 26 maggio 2024 riporterà all’attenzione di appassionati ed esperti le opere di Donghi, per ricercarne e cogliere nuove suggestioni. Classe 1897, romano, Donghi fu fino alla sua scomparsa, avvenuta nel 1963, un artista schivo e introverso, che tuttavia divenne noto in tutto il mondo e sul quale moltissimi critici si sono confrontati per definirne l’appartenenza culturale e classificarne lo stile. La sua è una raffigurazione della realtà chiara, gentile ma ambigua, all’apparenza semplice e decifrabile, ma che nasconde un magnetico e magico senso di aspettativa, dando all’osservatore l’impressione di poter ricevere da un momento all’altro una rivelazione che lo coinvolge o una domanda inquietante.
Il progetto espositivo vuole offrire diverse chiavi di lettura. La mostra è stata fortemente voluta da CoopCulture che l’ha prodotta e la propone a Palazzo Merulana, il museo che gestisce e valorizza a Roma, sede della Fondazione Elena e Claudio Cerasi, luogo per vocazione in cui “l’arte non solo si ammira ma si produce”. Gode inoltre del sostegno della Regione Lazio e del patrocinio gratuito di Roma Capitale.
I nuclei più significativi provengono dalla Galleria Comunale d’Arte Moderna di Roma, dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, dalla Banca d’Italia, dalla UniCredit Art Collection e dalla Fondazione Elena e Claudio Cerasi, che nel loro insieme rappresentano l’intero percorso dell’artista, toccandone tutti i temi principali: paesaggi, nature morte, ritratti, figure in interni ed esterni, personaggi del circo e dell’avanspettacolo.
Il percorso artistico di Antonio Donghi è silenzioso e misterioso almeno quanto i contenuti della sua pittura, espressi in una forma algida e apparentemente impenetrabile. La sua produzione, nel giro di pochi mesi, tra la fine del 1922 e l’inizio del 1923, subì un mutamento radicale e rapidissimo con il passaggio da uno stile basato su una tradizionale pittura di matrice ottocentesca a una visione completamente rinnovata, capace di inserirsi e incidere nell’avanguardia europea che presto lo avrebbe visto incluso in quella tendenza del Magischer Realismus (Realismo magico), lanciata in Germania da Franz Roh, come uno dei maestri più significativi, e lo avrebbe proiettato con successo persino nelle mostre e nel mercato americano.
Dal 9 febbraio al 26 maggio 2024
Palazzo Merulana, Roma