Dell’asso Dan Lauria Solo un altro giorno Inizia, Uomo (Lauria), 70 anni circa, è seduto su una panchina in un parco. Una donna (Patty McCormack), sulla settantina e in piedi nelle vicinanze, chiede se può condividere la panchina. Dopo un breve scambio leggermente caustico, si siede.
Poco prima dell’incontro e grazie al sound designer Andy Evan Cohen, si sente Barbra Streisand cantare “Memory”, suggerendo che il tempo potrebbe essere il 1973, quando Il modo in cui eravamo è stato rilasciato. Presto, però, è altrettanto probabile o più che la memoria e la sua discutibile affidabilità siano più importanti per il punto in due atti dell’opera, insieme al sentore che anche una commedia romantica per anziani – una commedia romantica teatrale – sta prendendo il via.
E perchè no? Anche gli anziani non meritano le commedie romantiche?
L’uomo, che si scopre essere uno scrittore, e la donna, che si scopre essere una poetessa, iniziano a chiacchierare – beh, non proprio chiacchierare. Le fa i complimenti ma le chiede se hanno dormito insieme la sera prima. Immediatamente iniziano a litigare, diventando sempre più estranei. Fino a quando non lo sono più. Se si siano già incontrati in precedenza diventa oggetto di discussione.
Ed è allora che emergono le debolezze della memoria. Si conoscono da un po’? Sono stati amanti? Quando concludono il primo atto camminando felicemente a braccetto, nulla è chiaro sulla brevità o sulla durata della possibile relazione.
Ciò che è particolarmente chiaro è che sono intelligenti e informati. Il vocabolario femminile, come forse si addice a un poeta, è ampio. Lancia parole come “gasconade” quando lo critica per quello che considera spaccone. Usa correttamente anche l’aggettivo “fulsome” – per significare “offensivo”, non “più pieno”. È un’altra delle sue ricerche persistenti.
Ciò che è chiaro è che entrambi hanno uno spiccato senso dell’umorismo. Dice: “Ora ho troppa fede in Dio per credere nella religione”. Più tardi, dice: “Non sono un Neanderthal… sono nato a Brooklyn”. Più tardi, fa riferimento a “A Rosetta Stone”. Lui risponde rapidamente: “Non credo di conoscerla”. E va avanti così.
Il loro discorso mantiene il primo Solo un altro giorno mezzo ottimista, anche se un evento che ritorna infonde un grattacapo più grande su dove si trovano. Ogni volta che si toccano, per qualsiasi motivo, suona un campanello insistente. Perché? Cosa significa? La questione comincia a spiegarsi quando si pronuncia la parola “istituzionale”. Oh, okay, quindi sono in un istituto. Stanno invecchiando. Stanno perdendo la memoria. Forse sono nelle prime fasi della demenza, sicuramente un altro argomento urgente nella mente di Lauria.
Il che è corroborato dal secondo atto. L’uomo e la donna indossano abiti diversi. (Bettina Bierly è la costumista.) Ora, la donna è la scrittrice e l’uomo, usando un bastone, è un pittore. Tuttavia, non sono sicuri di essersi già incontrati prima, il che diventa un problema.
Sebbene gli scambi siano diversi nei dettagli, gli atteggiamenti presentati sono gli stessi. Il campanello continua a dare loro fastidio, così come chi lo suona. Allo stesso modo, lo scopo della campana non completamente spiegato amplifica anche il fastidio del pubblico. (Viene mai spiegato? Nessuno spoiler in arrivo.) Basti dire che la ripetizione lenta ma inevitabile prende il suo pedaggio: nessun gioco di parole, o no?
Che il fatto di calpestare o meno lo stesso terreno ben battuto prosciughi lentamente il commento del fumetto drammatico sull’invecchiamento, la memoria e il romanticismo in età avanzata, non ci sono due modi per valutare quanto siano forti le performance sotto la guida del regista Eric Krebs, che non permette mai ciò che sono solo duolog prolungati diventano statici. L’Uomo e la Donna sono sempre seduti, in piedi, in cerchio sulla panchina, appollaiati sulla roccia. Potrebbero invecchiare, ma solo all’epilogo mostrano segni di esaurimento delle energie.
Ovviamente, Lauria, fisicamente imponente, ha scritto Man affinché se la cavasse da solo. Dall’inizio alla fine è burbero, confuso, amorevole e un numero qualsiasi di altri attributi caratteriali forti. Il suo viso squadrato-tondeggiante è infinitamente espressivo. McCormack è esuberante e femminile, attento a ogni stranezza comportamentale dell’Uomo che la tormenta.
(Ammissione del recensore: è difficile per un fan di lunga data che guarda quest’ultima apparizione di McCormack non ricordare la sua interpretazione, all’età di nove anni, nei panni della minacciosa Rhoda Penmark nella commedia del 1954 Il seme cattivo e la sua interpretazione nominata all’Oscar nella versione cinematografica del 1956. In qualche modo quella svolta indimenticabile non toglie nulla a questa estremamente diversa, la migliora soltanto.)
Un’osservazione sorprendente su Solo un altro giorno: Fa stranamente eco a quello di Samuel Beckett Aspettando Godot. Due personaggi si incontrano, si danno ripetutamente sui nervi a vicenda, ma sono irrevocabilmente legati insieme. Per loro, come per Vladimir ed Estragon, è solo un altro giorno di una presunta serie o di giorni senza fine. Anche i set non sono dissimili. Beckett ha bisogno di una roccia e di un albero. Solo un altro giorno presenta la roccia spesso occupata e, al posto di un albero, un lampione.
Quest’ultimo ingresso probabilmente non avrà la stessa capacità di resistenza del primo, ma eccola lo stesso.
Just Another Day è stato inaugurato il 12 maggio 2024 al Theatre 555 e durerà fino al 30 giugno. Biglietti e informazioni: theater555.com