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★★☆☆☆ Il formidabile talento di Eddie Izzard si esprime un po’ in questo scoraggiante compendio del capolavoro di Shakespeare.
Se qualcuno si prende la briga di memorizzare un pezzo di 2 ore e mezza di Frazione e riesce a interpretare quasi due dozzine di ruoli (il programma include un foglietto illustrativo), sembra scortese criticarli – in questo caso lei – per non aver fornito caratterizzazioni sufficientemente distintive.
L’impresa di Izzard Le grandi aspettative di Charles Dickens due stagioni fa non è stato migliore qui. Laddove il classico di Dickens si popolava di caricature esilaranti, Izzard ora lavora con una tavolozza più limitata. In superficie, la folla del palazzo non è poi così colorata, a differenza del set di Tom Piper (pareti in stucco punteggiate da finestre a fessura di freccia), che si rivela una vera lampada lava dalle tonalità mutevoli, grazie al lighting designer Tyler Elich. La compositrice Eliza Thompson fornisce i riff musicali medievali che segnano le interruzioni di scena.
Se solo Izzard fosse così deciso nel distinguere i cortigiani. Si muove velocemente, in genere cambia ruolo con un passo laterale, un salto o una rotazione (direzione del movimento di Didi Hopkins). Il pubblico ovviamente arriva con grandi aspettative: pensiamo di avere la storia a posto e di poter anticipare i momenti salienti. Nella migliore delle ipotesi, questa resa condensata (adattata dal fratello di Eddie, Mark Izzard) ci consente di riflettere sul sottotesto e sulle stranezze che possono passare inosservate durante una messa in scena completa.
[Read David Finkle’s ★★★★☆ review here.]
L’outfit di Izzard (stilato da Tom Piper e Libby da Costa) è quasi identico al suo costume di Dickens, tranne la camicia gonfia: redingote nera sopra pantaloni attillati di pelle nera e stivali stringati. Ciglia finte pesanti e unghie rosse a punta completano il look.
Il Greenwich House Theatre è intimo (Izzard esplora ripetutamente i corridoi e il balcone durante lo spettacolo), e all’inizio le ciglia sembrano un po’ eccessive, smorzando l’espressività dei suoi occhi. Anche i chiodi sembravano attirare eccessivamente l’attenzione, finché non sono entrati in gioco, quando le mani di Izzard sono diventate figure di burattini che rappresentano quei compagni di scuola leccapiedi e intriganti Rosencrantz e Guildenstern. Era da quando Tom Stoppard assegnò loro una propria commedia nel 1966 che la coppia non godeva di un ruolo così protagonista. Ogni apparizione suscita una risata irrefrenabile.
L’opera in sé è ben lungi dall’essere una festa della risata, eppure Izzard sfortunatamente non riesce a sondare l’intero pathos delle due figure femminili chiave. La sua Ofelia è immancabilmente riservata, anche quando mette in risalto la doppiezza di Amleto, e Gertrude si presenta come una matrona facilmente punibile.
I becchini? Con questi due, Izzard se la cava brillantemente; idem per il suo Amleto sulla tomba, che contempla i teschi. Il fatto di poter essere a teatro mentre Izzard analizza il testo di Shakespeare è un privilegio da non sottovalutare.
Eddie Izzard Performs Shakespeare’s Hamlet è stato inaugurato l’11 febbraio 2024 al Greenwich House Theatre e durerà fino al 10 marzo. Biglietti e informazioni: eddieizzardhamlet.com